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Critica

Un'audace postilla di critica

Da quattro versi de "Il passero solitario" di Leopardi

 

di Luigi Arista

 

 

Il duplice compito che mi sono dato in questo saggio è di parlare di Leopardi mettendo al centro del discorso appena quattro dei suoi versi, e dall'occasione richiamare all'utilità di un'interpretazione che avverta i messaggi di tutti gli strati del testo poetico. Si tratta di un esercizio audace per vari motivi: intanto l'esistenza di un amplissimo corpus esegetico che ha indagato il poeta in lungo e in largo; poi la complessità dell'opera di questi e del suo intreccio con l'altrettanto vasta documen-tazione speculativa, diaristica e personale; ma sopra tali aspetti vi è principalmente la posizione eccentrica, stridente coi canoni critici normali, di questa mia "postilla", che esamina la quantità minima di materiale e avanza tesi motivazionali esistenziali addirittura contraddicendo i contenuti del componimento esaminato.
Eppure da pochi versi si può ricevere una certa nitida impressione e successiva-mente, col tempo, dopo una specie di ruminamento delle percezioni sonore e dei loro rimandi del senso, si può raggiungere il perché dell'impressione, trovando il suggerimento per una rilettura diversa di una poesia e perfino di qualche tinta di fondo su cui si muove un'intera poetica. Così è stato con Leopardi, che fu mia passione e rebus come forse di tutti quelli che l'hanno letto e, almeno la prima volta, sono rimasti catturati dalle sue "incognite" oltre che dal "canto". E all'epoca delle letture giovanili le impressioni, appunto, che ricavavo da alcuni dei suoi momenti molto lirici mi rendevano ineffabili, come ingiustificati anche se poeticamente irreprensibili, altri passi del testo e di altri testi. In seguito, in età adulta, la lumi-nosità emotiva e la frenesia di vita colte in quei versi, in dissidio coi famosi contenuti pessimistici di amaro disinganno, malinconia, disapprovazione e dolente soppor-tazione, mi apparvero congrue, inevitabili per la fisionomia articolata di un poeta che tanta critica, invece, aveva cercato di inscrivere in qualche formula compatta e stabile, nonostante ne avesse sempre notato anche le forti opposizioni.
Peraltro la varietà delle interpretazioni è stata portatrice di valutazioni assai dif-ferenti circa l'opera e il profilo dello scrittore, tanto da suscitare ancora la domanda se si sia mai sciolto l'enigma leopardiano. Si sa, le note "adibizioni" a cantore del-l'idillica consolazione nelle illusioni della grazia e della natura, a filosofo della totale disillusione del mondo, a campione dell'eroica resistenza al nulla umano, sono state tentativi di assegnargli via via un posto in diverso modo utilizzabile nella storia della letteratura. Ma anche più moderne attenzioni alle relazioni fra la sua produzione letteraria e la cultura e la filosofia, certo contribuendo a valorizzarne la scrittura d'arte, hanno mediato o respinto gli assiomi critici precedenti pur sempre cercando prospetti unificanti, ora esaltando un fondamento idillico e ora la meditazione illuministica, ora il materialismo e ora un'aspirazione all'assoluto, ora una tensione civile e ora una disposizione storicistica e progressiva. ... Continua a leggere

 

(pubblicato a maggio 2017)

 

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